Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

venerdì 10 giugno 2011

L'acqua di Firenze romana

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Firenze, Piazza della Signoria, Fontana del Nettuno, particolare, statua in bronzo, Teti,  del Giambologna (Jean de Boulogne - Douai, 1529 – Firenze, 1608)

Coordinate:  43°46'10.43"N,  11°15'21.19"E

Firenze Romana

Guardando la cartina topografica di Firenze dei giorni nostri, troviamo a ovest della porta meridionale, i nomi moderni di via delle Terme e via di Capaccio (il cui nome probabilmente deriva dal caput àquae: la “testa”, ossia il terminale di un braccio, “dell'acqua”, ossia delle grandi condutture idriche di acquedotto e fognoni), ci danno una chiara indicazione sul tipo di testimonianze archeologiche relative alla zona, definita terma dai cronisti fiorentini medievali. Era qui situato un grande impianto termale, datato alla prima metà del II sec. d.C., di cui è stato esplorato (nel secondo dopoguerra) soprattutto il frigidàrium: il locale presentava al centro la piscina per l'acqua fredda, circondata da una fascia pavimentata in marmo e da un doppio colonnato a capitelli corinzi. La città moderna ha coperto tutte queste vestigia; dopo la Restaurazione tuttavia, nel 1826, al numero 16 di borgo Santi Apostoli l’architetto Telemaco Buonaiuti costruì un bel bagno pubblico ancora usato nel 1912, l’unico edificio d'influsso Biedermeier a Firenze, la cui incisiva insegna neoclassica (“Bagni nelle antiche terme”) risulta tuttora ben visibile, a rammentarci che nei secoli era perdurata consapevolezza dell'esistenza -sul posto- del maggior stabilimento termale di Florentia.

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Si ritiene che l'antico acquedotto romano della città provenisse dalla Valdimarina e che penetrasse in città da nord-ovest, attraverso l'attuale direttrice di via Faenza-via de’ Conti o per quella di via Valfonda. Ancora nel Settecento erano visibili alcuni suoi alti tratti edili, che hanno lasciato almeno una traccia odonomastica (via del'Arcovata, situata non lontano da Rifredi). Spostandoci verso Piazza della Signoria, ricchissima di testimonianze archeologiche: il primo intervento di scavo risale al 1974/75, quando si pose il problema della ripavimentazione della Piazza. Durante i saggi per ritrovare tracce della pavimentazione trecentesca in cotto vennero allora in luce notevoli strutture medievali e parte di un edificio termale romano. Questo grande complesso è stato più tardi esplorato, durante le campagne di scavo che si sono susseguite dal 1983 al 1989. L'ingresso dell'edificio era situato sul lato settentrionale e presumibilmente si affacciava sul decumano minore, che correva presso il lato settentrionale della piazza (via della Condotta, all'incirca); da qui si accedeva a un grande salone lastricato, che comunicava con i vari ambienti termali. Fra essi spiccano il frigidàrium, provvisto di una vasca absidata, e un grandissimo calidàrium, caratterizzato da un pavimento rivestito in marmo. Intorno al complesso correva una galleria, coperta con volta a botte e destinata ai servizi: un tratto di essa presenta la bocca di un forno che doveva alimentare il riscaldamento del calidàrium. Le terme, datate intorno alla prima metà del II sec. d.C., si imposero su una serie di strutture precedenti, presumibilmente provviste di carattere privato. Un'altra importante testimonianza dell'antico periodo romano è stata messa in luce a sud del grande impianto termale: si tratta di una fullònica (lavanderia/tintoria), di cui sono stati identificati tre bracieri allestiti per la preparazione dei colori e una serie di vasche e piani inclinati comunicanti su differenti pendenze. Completavano la struttura un portico, che la circondava, e il castellum àquae, cioè il grande serbatoio inerente all'acquedotto, provvisto di funzione di collettore e di distributore dell'acqua: del castellum è stata anche rinvenuta un'iscrizione dedicatoria, da parte di un probabile liberto di origine etrusca. L'imponenza dell'impianto confermerebbe l'ipotesi della fioritura in Florentia di attività legate alla lavorazione di tessuti, poiché sembra difficile che una struttura così imponente fosse funzionale solo al fabbisogno di privati cittadini. Come le terme, la fullònica, la cui costruzione è da collocare tra la fine del I sec. e la prima metà del II sec. d.C., aveva inglobato strutture più antiche, riferibili al periodo di fondazione della colonia. Ricostruzione dell'ultima parte del percorso dell'acquedotto. Si ritiene che l'acqua venisse raccolta alle sorgenti del torrente Marina, sulle pendici nordoccidentali di monte Morello, e forse incanalata in un condotto sotterraneo, le cui pareti erano di calcestruzzo, rivestite d'intonaco. L'acquedotto sarebbe poi proseguito verso Sesto Fiorentino, Doccia, Quinto Alto e Castello (forse da castellum aquae, ossia cisterna di raccolta delle acque) e doveva dirigersi verso Florentia, passando attraverso le zone di Rifredi, del Romito, e di Valfonda o di Campocorbolini (l’attuale via Faenza), ed entrando nelle mura all'imbocco dell'attuale via de’ Vecchietti (presso la chiesa di S.Maria Maggiore). A un certo punto del percorso montava su archi, di cui una parte rimase in piedi fino al XVIII secolo. (Fonte: Firenze Romana, Sezione Didattica della Soprintendenza Archeologica della Toscana)


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